Curiosità

Preservativo: come ci si proteggeva prima della sua invenzione?

Il “preservativo della vittoria” era un vero e proprio inno alla virilità ed alla sconfitta del nemico sul campo…tanto che esso stesso veniva realizzato con la pelle o i muscoli dei nemici, tirati e ammorbiditi in olio. Una vera raffinatezza. Immaginate una povera donzella costretta ad un rapporto sessuale con un condom fatto magari con la pelle del marito…anzi no, meglio non pensarci!

Nel XVI secolo si ha un salto in avanti, con l’utilizzo di vesciche ed intestini di animali alla cui base veniva fissato un nastro per legarli saldamente al proprio “attrezzo”.


Qualcuno si ostinava ad utilizzare protezioni in tessuto, che poi così tanto protettive non erano. Non che gli intestini fossero il massimo. Sebbene sembrassero funzionare abbastanza per la prevenzione delle gravidanze, lo stesso non si può dire per la trasmissione di malattie.

La vera rivoluzione si ha nel XIX secolo, quando Charles Goodyear (si, proprio quello dei pneumatici), inventa il processo di vulcanizzazione della gomma, rendendola elastica. Cosa ci si poteva fare con una bella gomma elastica? Ovviamente un preservativo, finalmente efficace sia contro le gravidanze che contro le malattie…ed anche riutilizzabile! Ovviamente a patto di essere lavato per bene.

Nel 1912 fa però la sua comparsa il preservativo in lattice, non più riutilizzabile ma decisamente più economico e quindi alla portata di tutti. Solo negli anni 50 si raggiunge uno spessore tale da non compromettere il piacere dei due partner, pur garantendo una certa sicurezza.

Infine nel 1990 nasce il primo in poliuretano, per permettere di proteggersi anche ai poveretti allergici al lattice!

Diciamo che da quel momento in poi non ci sono stati cambiamenti radicali…certo ne sono nate le più svariate tipologie: stimolanti, ritardanti, alla frutta e recentemente anche al…BACON!

Tolto questo la tecnologia non è decisamente cambiata, l’introduzione del “serbatoio” in punta sembra essere il massimo della comodità ed affidabilità e che non ci sia effettiva necessità di migliorie.
Ma forse lo pensavano anche i giapponesi con le loro tartarughe…quindi non ci metterei la mano sul fuoco!

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