Curiosità

Tasse: le più assurde del mondo!

– Tassa sui peti delle mucche-

tasse assurde

L’inquinamento è un bel problema, si sa…e quando pensiamo ai maggiori fattori inquinanti, ci vengono subito in mente automobili, contenitori di plastica, fumi di imponenti e spaventose fabbriche, ma non ci vengono mai in mente le MUCCHE! Questi animali sono stati riconosciuti come responsabili del 10-18% dei gas serra europei a causa del metano che “rilasciano” quando digeriscono il foraggio. A seguito di questa scoperta, per cercare di contenere il problema dell’allevamento intensivo concentrato (come nei macelli), alcuni paesi europei hanno deciso di tassare le mucche. Ad esempio in Danimarca, è necessario pagare 100€ per ogni bovino posseduto.

– Tassa sul nome-

tasse assurde

Paese che vai, usanza che trovi. Sappiamo bene che in alcuni paesi particolari nomi sono “vietati”, più per convenzione che per una vera legge (in alcuni casi però esistono vere e proprie leggi inviolabili), ma questa volta vogliamo parlavi di una tassa sul nome scelto per il proprio bambino. In Svezia, prima che il bimbo compia 5 anni, il suo nome deve essere approvato dall’agenzia delle imposte svedese. In caso di mancata accettazione, i genitori possono essere multati fino a 500€. Com’è possibile una legge del genere? Bhè bisogna inquadrarla nel suo contesto d’origine: il 1982. Era infatti “necessario” impedire ai cittadini di affibbiare nomi reali ai propri figli…oggi invece si evita che possano essere scelti nomi offensivi o che possano creare confusione (come il nome “Ikea”, recentemente respinto ed “Allah”).
Per quanto possa sembrare assurdo, nomi come “Google” e “Lego” hanno invece ottenuto l’approvazione…non siamo sicuri che fosse proprio intenzione dei genitori, dato che alcuni si sbizzarriscono con atti di protesta, come una coppia che voleva chiamare il proprio figlio “Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116” (ovviamente non ottenendo il consenso).

– Tassa sui social-

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Ci sembra quasi impossibile che i social media possano essere tassati, siamo talmente abituati ad utilizzarli quotidianamente, che una tassa del genere ci scombussolerebbe. Eppure è una realtà per l’Uganda, che il 1° giugno 2018 ha deciso di tassare i social. Usare Whatsapp, Facebook e Twitter costa 5 centesimi di euro al giorno.
La scelta di introdurre questa tassa è nata per frenare i “gossip” che secondo il capo di Stato, minacciano la reputazione delle persone. Il denaro raccolto dovrebbe infatti servire per far fronte alle conseguenze di tali pettegolezzi. Agli ugandesi tutto questo non piace, soprattutto per il presidente ha dei preoccupanti “precedenti”. Nel 2016, infatti, durante le elezioni, sospese l’accesso a tutti i social per “evitare la diffusione di bugie”. Questi atteggiamenti sembrano tanto una bella forma di violazione della libertà di espressione dei cittadini ugandesi.

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